Casa del Balilla, Bolzano (1932-1933)
Da Ventimiglia alla perduta Zara: ecco un grappolo o, per meglio dire, un nutrito fascio d’eccellenti case Balilla, seminate nello spazio dell’Italia che fu, in sei anni appena. V’è da diventar curiosi, importandosi più a fondo dei facitori, i misconosciuti Francesco Mansutti & Gino Miozzo. Non a torto Marco Mulazzani, curatore del volume, se n’è interessato sin dalla tesi.
Trattasi d’edifici strategici: vuoi urbanisticamente perché piazzati — di norma — a ridosso di zone centrali, vuoi linguisticamente — perché ‘razionali’ —, vuoi per la tipologia — genere radicalmente nuovo —, vuoi per l’affidamento degli incarichi di progetto. Ed è in parte proprio da questo, probabilmente, che discese la fortuna dei nostri. L’Onb, Opera Nazionale Balilla, diretta dall’energico Renato Ricci — diversamente da altre istituzioni del tempo —, si provvide d’una sua politica edificativa per le nuove costruzioni non ricorrendo all’istituto del concorso, bensí alla chiamata diretta di giovini progettisti, come scrisse Pagano « senza monopolizzare l’attività di uno solo o la fama di un asso troppo arrivato. »
I baldi ed intraprendenti M&M, già aderenti al Miar, s’erano fatti notare, fra l’altro, per il Padiglione per l’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra di Padova, 1931 — lavoro pubblicato pure su Casabella —. E furono, in seguito, invitati a partecipare pure alla V Triennale 1933.
Ricci ebbe modo di conoscere i due di persona molto probabilmente nel 1932, durante l’edificazione della Casa di Padova: da lì in avanti crebbero via via le commesse in un turbinio di conferimenti d’incarico formali ed informali — addirittura telefonici —, a rotta di collo: progetti imbastiti entro tempi strettissimi; pochissimi giorni, di regola. E realizzazioni che sovente vedevano la luce, tra progetto e cantiere, nel torno d’un anno solamente. Tempi oggidì burocraticamente impensabili.
Dopo Padova, l’interessante rifacimento della prima Casa realizzata a Bolzano: un puntuto fabbricato storicista fin-de-siècle trasformato, quasi per incanto — nonostante grossissimi vincoli costruttivi —, in edificio di sapore vagamente Loosiano. Il compiaciuto Ricci, secondo i racconti di Mansutti, ebbe ad affermare scherzosamente in merito: « mi avete guastato la casa vecchia. » E poi, una singolare competizione interna all’Onb per la realizzazione, abortita, del ’colosso’ ed opere accessorie al Foro Mussolini. Di seguito, tra Fiume, Brescia, Vicenza, Gorizia, Zara, Torino, etc., si produsse un progressivo affinamento della tipologia, in cui gli elementi funzionali distillarono via via in unità architettoniche e si produsse una particolare, caratteristica forma ovoidale di teatro, sorta di temporaneo marchio di fabbrica reiterato in più frangenti.
Casa della giovane italiana, Bolzano (1934-1936) ora Eurac
Il panorama, già nel 1935 cambiò: le sanzioni all’Italia determinate dall’invasione dell’Etiopia generarono, fra l’altro, una circolare autarchica che impose delle restrizioni sull’uso del ferro, pure il per cemento armato.
Gl’è che questo probabilmente ‘assassinò’ degli affascinanti progetti, come quello per la colonia di Marina di Carrara: torri a portale con rampe a sbalzo, lunghi nastri-finestra su selva di pilotis rimasero sulla carta, e s’arrivò a Rovigo con paramenti in mattoni faccia a vista. Era il 1937 e Renato Ricci cadde in disgrazia. Con lui pure Mansutti e Miozzo. Che sprofondarono, per svariate ragioni, nell’oblio della provincia. Dal quale non riemersero. Neppure a guerra finita.
Gabriele Toneguzzi
recensione apparsa su Parametro numero 261, Anno XXXVI Gennaio/Febbraio 2006
Francesco Mansutti e Gino Miozzo. Architetture per la gioventù
A cura di Marco Mulazzani
Quaderni di Architettura MART, Rovereto.
Skira
Milano, 2005
ISBN 8876240004
224 pp., ill.
Euro 38
G. Pagano, Case Balilla costruite dagli architetti Mansutti e Miozzo, Casabella n.72, dicembre 1933, p.32
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